di Roberto Scudeletti
Si
sentiva nervoso, doveva combinare qualcosa, uscire di casa.
Decise
per una passeggiata, una camminata lungo
il fiume, attraversando infine il
ponte che separava il centro storico dalla periferia, costituita da un
miscuglio di antiche fattorie, per lo più abbandonate, nuovi condomini,
supermercati e un enorme centro commerciale in vetro e cemento.
- Ciao
John – lo salutò il suo omonimo in versione italica, Giovanni.
Lo chiamavano
così per il suo amore infinito verso i film western con protagonista il mitico
Wayne. Ordinò un caffè Ginseng e si sedette in uno dei tavolini all’aperto del bar, situato vicino a uno dei pochi
parchi giochi, sopravvissuto alla speculazione edilizia.
-
Ti vedo pensieroso oggi, John – osservò il barista, servendolo.
-
Niente di che, Giovanni – rispose lui, mentendo.
Era
alle prese con un dilemma, altro che niente!
Aveva
trascorso quasi tre anni con una donna bellissima, avvenente, fine, elegante,
intelligente e, strano per la media delle donne, silenziosa o comunque non
chiacchierona, insomma come piaceva a lui.
Solo
un difetto non proprio insignificante turbava il suo cinico essere.
Era
innamorata di lui e credeva, pretendendolo, lo stesso di lui nei suoi
confronti.
Così
dopo la loro prima volta lui era stato “costretto”, per continuare a
possederla, a mentirle un suo inesistente amore; sì stava bene con lei, ma una
volta andati ognuno a casa propria si dimenticava di lei, mentre l’amore per
lui, che lo aveva già provato seppur poche volte, era un continuo pensiero,
come una scarica elettrica che alimentava sempre mente e cuore, dal risveglio
all’addormentarsi.
Doveva
riflettere sul bivio che oramai il trascorrere del tempo e dei litigi sempre
più continui lo obbligavano a decidere, tra una continua bugia o la fine di un
amore senza amore.
Lei
percepiva la distanza emotiva, come solo una donna può fare, mentre lui
continuava a gestire la lontananza, seppure limitata da pochi chilometri, con
noncuranza e facendo magari passare dei giorni nel silenzio assoluto.
-
Siamo entrambi liberi, perché ogni tanto sparisci e non ti fai sentire? – gli
rinfacciava lei, facendolo sentire a volte braccato, a volte colpevole.
Si
alzò dalla sedia, andò al bancone e pagò Giovanni, senza una parola.
Seguì
un percorso familiare che lo condusse ad un citofono; oramai era ora di pranzo
e doveva essere a casa.
Lo
scatto del portone e poi della serratura della porta blindata fu come un via
allo sfogo della verità che aveva dentro.
- Mi dispiace – disse lui, mentre lei
versava lacrime amare, prima di scomparire per sempre.